Franz Adolf Berwald è stato un compositore e violinista svedese rimasto pressoché ignorato come musicista lungo tutto il corso della sua vita, durante la quale fu costretto a dedicarsi a svariati lavori di altro genere per sostenersi. Successivamente le sue creazioni vennero molto apprezzate, rivelando, al di là delle influenze del romanticismo tedesco e delle ingenuità dovute alla irregolarità dei suoi studi, un autonomo stile e una personalità ben marcata che influenzarono notevolmente la musica nazionale scandinava della generazione successiva.
Sembra che Beethoven in età matura mostrasse un insofferente distacco nei confronti del suo Settimino in mi bemolle maggiore op. 20, fino «a non poterlo più sopportare e ad adirarsi per il successo che esso riscuoteva universalmente». Relativamente al successo, è indiscutibile che il Settimino acquistò una grande celebrità già subito dopo la sua creazione. Non stupisce però che Beethoven, autore di partiture rivoluzionarie come le Sonate per violoncello op. 5 e la Sonata per pianoforte op. 13, che avevano dischiuso nuove prospettive alla creazione musicale e che pure venivano accolte con sgomento e scetticismo dai contemporanei, manifestasse insofferenza verso la diffusione di un'opera così indissolubilmente legata al passato.
Il Settimino è forse il lavoro più compiuto e perfetto del Beethoven "settecentesco"; laddove questo aggettivo andrà inteso non tanto in senso cronologico bensì di canoni estetici. Si tratta infatti di un brano che risponde in pieno a tutti i criteri della musica di "intrattenimento", quali erano stati codificati da una lunga e illustre tradizione di Serenate, Divertimenti, Cassazioni nel corso di un mezzo secolo. Lo stile "retrò" della partitura, è peraltro del tutto volontario, finalizzato a conquistare quel successo di pubblico di cui l'ingrato compositore, immemore dei non disprezzabili guadagni dovuti al brano, si lamentava.
Di qui il ricorso ai canoni dell'intrattenimento. In primo luogo l'organico che includeva non solo gli archi (violino, viola, violoncello, contrabbasso) ma anche i fiati (clarinetto, fagotto e corno) poneva automaticamente la composizione su un piano di musica meno "nobile", più semplice tecnicamente e concettualmente. Ancora verso la fine del XVIII secolo, infatti, strumenti come oboe e fagotto, ancorché diffusissimi presso tutte le istituzioni orchestrali, avevano delle potenzialità tecniche limitate e una gamma sonora contenuta; il clarinetto era poi ancora lontano da una vasta diffusione, il corno, ancora per un lungo periodo, del tutto privo di pistoni. Gli strumentisti che affrontavano il repertorio per fiati erano spesso dei servitori con precarie cognizioni tecniche, e andavano faticosamente in cerca di un autentico "status" professionale. Di qui la mancanza, nella letteratura con fiati, di quella complessa elaborazione che contraddistingueva invece la letteratura riservata alla "nobile" famiglia degli archi, in favore di una pronunciata cantabilità. Ma anche nel numero di sei movimenti il Settimino si richiama poi alla tradizione del Divertimento, che allineava una serie di tempi fra loro contrastanti, fra i quali non mancavano i ritmi di danza (Minuetto e Scherzo) e spesso anche il tema con variazioni, formula considerata decorativa e disimpegnata.
Il Settimino di Beethoven riprende tali stilemi con un mirabile dosaggio di tutti gli ingredienti dell'intrattenimento puro, trattati con perfetta sapienza tecnica, squisito gusto del disimpegno, deliberata voglia di "piacere".
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